Gioacchino Rosa Rosa

TEST DI FOGGIANITA' per mediamente anziani.
a) Chi era Zi’ Chille?
b) Chi era Armande ’i carrarmate?
c) Chi erano i Santoddìje?
d) Chi era Rachela?
e) Chi era Fernande ’u sarte?
f) Chi era Sandine ’u Scasciàte?
g) Chi era Turìlle?
h) Chi era Pesanticchio?
i) Chi era il Turco?
l) Chi era Marianna?
m)Chi era Ariola?
n) Cos’è l’òpere ’i Strazzùlle?
p) Chi era Paoletta?
Risposte
a) Zi’ Chille (Michele de Tinno), nato nel 1900, era un barbone ben voluto da tutti. Stava allo scherzo e non se la prendeva se qualcuno lo prendeva in giro. Zi’ Chille aveva uno stomaco di ferro ed era in grado di digerire qualsiasi cosa mettesse in bocca. C’è chi riferisce che mangiasse per scommessa persino vetro e ferro.
b) Armande ’i carrarmate era invece un malato di mente innocuo e pacifico. L’unico modo per farlo arrabbiare, am- piamente praticato dai teppistelli foggiani, era quello di sot- trargli la sua amata coppola blu ed usarla come una palla da calciare o da lanciarsi. Armando bestemmiava di solito l’intero calendario dei santi fino a quando non gli riconsegnavano la coppola e si quietava.
c) I Santoddìje erano due commercianti di spezie e coloniali di via Normanno. Santoddìje era il soprannome che i clienti avevano loro affibbiato per via della imprecazione “Santo Dio” che padre e figlio utilizzavano di continuo.
d) Rachela, personaggio molto più recente dei precedenti, era una ragazzotta in carne, non molto alta, anche lei vittima dei teppistelli foggiani, con la differenza che alle volte i teppistelli, da Rachela, le prendevano di santa ragione.
e) Fernande ’u sarte (Fernando Buonarrota) aveva una sartoria in corso Matteotti ed era molto noto. Impazzito senza preavviso, soleva uscire dalla sua bottega a gridare frasi senza senso o maledizioni rivolte a strane entità. Luogo delle sue scenate era anche la vicina chiesa di Santo Stefano.
f) Santine ’u scasciàte. Era un famoso stagnaro piuttosto tarchiato e quasi senza naso. Si muoveva su di una lambretta in pessime condizioni.
g) Turìlle, ovvero Salvatore Paladino, pur essendo un minorato psichico, era diligente ed onesto. Veniva utilizzato come tuttofare dai commercianti che spesso gli affidavano anche denaro per pagare le bollette all’ufficio postale.
h) Pesanticchio, detto il Re, era il proprietario di un’osteria a rione Croci. Era un vero e proprio boss. Nulla si muoveva senza il permesso di Pesanticchio.
i) Il Turco era un venditore ambulante dal vocione grosso che portava un fez rosso in testa. Si posizionava sul marcia- piede del palazzo della Banca d’Italia che affaccia su piazza Cavour e vendeva, tra le altre cose, la caramella sfusa Ha- melluck, una via di mezzo tra le Saila Menta e le Tic tac.
l) Marianna era una venditrice ambulante di granita di limone con ghiaccio preparata all’istante. Memorabile era il suo “Gratta gratta Marianna, cchiù gratte e cchiù guadà- gne”.
m) Ariola era invece un personaggio antipatico, un vec- chio e scorbutico calzolaio che comprò due asini ed un car- retto e che noleggiava a chi volesse fare una passeggiata. La lentezza dei poveri animali era proverbiale, tanto da far nascere il detto “Sì musce com’i ciuccie d’Ariòle”.
n) L’òpere ’i strazzulle era un teatrino di marionette te- nuto dalla famiglia Maldera e situato in vico Teatro. Restò aperto dal 1914 fino al 1943. Ci lavoravano in 15 persone, 12 fratelli, madre, padre e zio. I Maldera si occupavano di tutto, dalla costruzione delle marionette alte ben 80 cm alla scrittura dei testi e all’animazione dei personaggi.
p) Paoletta, deceduta da pochi anni, era una vecchietta rachitica e ricurva che si dice fosse stata da giovane una prostituta. Era molto nota in Piazzetta tra i ragazzi dove appariva a tarda sera per racimolare, con successo, un po’ di soldi.

da Facebook del 13/01/2024

CAPEDANNO

Capedanno Capedanno
càpete schitt 'na vot all'ann
jett 'u vicchie e mitt 'u nuve
e sper semb ch'è chiù bbun
C'è chi se magn 'u capiton
e chi se frec 'u panetton
C'è chi s'abbott c'u cenon
chi s'addorm sop'a poltron
C'è chi appicce i micciarelle
chi i bengale chi bottarell
c'e chi men i bomb'a mman
e chi ce lasse li diti delle mane
C'è chi spara e nn so' mica barzellette
chi 'nvec jett i robb vecchie d'a fenestre
c'è chi aspett a' mezzanott
e chi fin all'una men i bott
L'anno che just mò se n'è fujiute
c'ha vist nasce, pasce e cresciute
E sperame che mò che tras l'ann nuve
sia chiù megghie de quill e no 'nu chiuve
Me', aurie a tutt quand
di riccehezze e belli cose
da Gioacchino Rosa Rose

da Facebook

01/01/2024

“Fuggi da Foggia, non per Foggia, ma per i Foggiani”

“Se c'è qualcosa che fa veramente andare su di giri un foggiano è essere giudicato, etichettato e bollato dal detto "Fuggi da Foggia non per Foggia ma per i Foggiani". Non fosse altro perchè "I Fuggiàne nen sanne fà, nen vònne fà e soprattutte nen vònne fa fà". Questa definizione, che in realtà ci fotografa benissimo, è vissuta dal Foggiano come un ingiustificato pregiudizio che lede la sua dignità come un'onta da lavare col sangue. Ma in fondo il Foggiano non è così gretto come viene dipinto e, quando si presentano spiacevoli episodi come questi, il più delle volte riesce a reprimere il primordiale istinto a prendere a capozzate 'u furestìre e affronta il problema con tutta la classe, il distacco e la diplomazia di cui è capace. In altre parole, il Foggiano prenderà per il bavero il suo interlocutore, lo attirerà a sé e gli sussurrerà nell'orecchio: "Uè stubbedò, se nen te ne vaije da quà prima de mò, cu 'nu papagnòne te fazze zumbà tutti i garganòlle da mmocche, l'è capite o nò, uè facce de stù?". Poi, soddisfatto di se stesso e del suo carisma, mollerà il bavero del malcapitato per aggiungere con il distacco del vincitore: "Anè, fuggi da Foggia ... st'atu cretine. A pròssema vota, prima de parlà de Foggia, sciàcquate 'a vocche, stubbedò".”

Gioacchino Rosa Rosa, Foggiani, Bastogi Editrice Itliana srl, 2009